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Paolo Ovvia, giocatore (di hattrick).

"è impossibile, ma è vero"

24 gennaio 2015, Primomaggio-BlackWonderWhiters. Minuto 56. Il tempo si ferma.

Al cambio viene chiamato il numero 6. Tutto il Rosetta Bazzoni si alza in piedi. Applaude fino a spellarsi le mani. Per l’ennesima volta. Applaude 4, 40, 400 volte. Paolo si guarda intorno, nasconde una lacrima, la ricaccia indietro e urla le ultime indicazioni ai compagni, mentre fa passare di mano la fascia di capitano. Il risultato è ancora di 0-0, ma il momento più importante della partita è questo. Oggi si celebra, ancora un volta, la leggenda.

400 presenze ufficiali

400 volte grazie

6 leggenda

(ma al chiodo non ci penso proprio)

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Centinaia di partite, migliaia di allenamenti, una carriera intera. Vittorie, sconfitte, gol, infortuni. Un sogno cullato da quando ho tirato il primo calcio a un pallone. La speranza nascosta di milioni di giocatori. Una realtà unica, stupenda, oggi per appena 21. E io sono uno di loro. Stanno per cominciare i mondiali. Sto per partecipare ai mondiali. A quasi 32 anni vestirò l’unica maglia che avrei mai indossato oltre a quella giallorossoblu. Non sono mai stato così felice. Sto sognando, e ho gli occhi bene aperti.

 

 

 

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Come sempre, tutto è accaduto in fretta. L’infortunio, sabato scorso, con il presidente nella mia Trieste a scoprire scioccato che mia avevano distrutto un ginocchio. Poi, subito, la corsa a Coverciano. 4 lezioni veloci, tanto qualcosina in questi anni l’avevo imparato. Ed eccomi qua, giacca e cravatta, pronto ad allenare. Ma soprattutto, miracolo hattrickiano, con il mio gravissimo infortunio sparito come per magia. E allora, pazienza, sporcheremo un po’ il vestito buono, ma là dietro c’è ancora bisogno di me.

 

Per la prima volta sono più vecchio del presidente.

Oggi sono 30 e -per inciso- oggi sono anche doppio extraterrestre. Mi sento ancora come in questa foto, come 13 stagioni fa, quando sono nato. Tanti auguri a me.

un premio per le 200 presenze ufficiali me lo meritavo proprio. greetings from NY

 

“Buondì Paolo, tanti auguri!”
“Grazie Presidente”
“…”
“Lo sa quanti sono, Presidente?”
“No, Paolo, quanti sono?”
“Sono 29…”
“29?”
“Sì Presidente, lì fuori il tempo va lentissimo, ma qui è veloce che non gli stai dietro. Presidente, abbiamo la stessa età
“Ma se quando sei arrivato nelle nostre giovanili…”
“…ero un bambino?”
“Eh sì, manco c’avevi la patente. E nemmeno la morosa, a dirla tutta”
“Già, Presidente, ma sono cresciuto. E in fondo, anche se meno, è cresciuto anche Lei…”
“Paolo?”
“Mi dica, Presidente”
“Che cazzo mi dai del tu, Paolino?”
“Ha ragione, Presidente. Ops, hai ragione, Presidente”
“Paolo?”
“Sì, Presidente”
Tanti auguri
“Grazie Presidente”
“Prego, Paolino”.

23 luglio 2011

Ore 12.29.

Come al solito è Guewen Grégoire ad andare a calciare dalla bandierina ed è sempre il solito Paolo Ovvia che viene avanti in questo tipo di occasioni. Con una combinazione così, non c’è neanche bisogno di raccontare la zuccata che vale il gol del 1 – 0!

Ore 21.24

non è una pippa clamorosa, ma direi che non ha chances di nazionale purtroppo, troppo basso in primaria.

In questa giornata, l’ho capito ancora una volta di più. La mia nazionale è qui. In questo stadio e con questi colori. Fino all’ultimo minuto, fino all’ultima goccia di sudore.

Guardandomi di spalle partire…